Il percorso espositivo, pensato appositamente per gli spazi della galleria, rappresenta l’ultima produzione di Caccioni, opere realizzate con porzioni di scenografie teatrali su cui l’artista interviene con abrasioni e velature in un lento percorso di sovrapposizione.
……..ho sempre pensato alla superficie come qualcosa da sfondare, da evocare. Nella mia idea personale di superficie, questa è come se fosse il luogo dove la pittura aderisce, come una pelle. Può sembrare una concezione animista o esoterica, ma in realtà si basa sul concetto che la verità in un dipinto abiti sotto la superficie.
Per me è molto importante lasciare la testimonianza del fare pittorico: l’idea di sovrapporre i piani, che nelle mie prime opere consisteva nel sovrapporre fogli trasparenti di acetato, si fondava sul desiderio di lasciare intravedere l’intero processo pittorico. Per questa ragione mi sforzavo di far sì che le varie superfici fossero assolutamente pulite. Poi un giorno mentre lavoravo, ho fatto caso alla cenere, al tabacco che cadeva dalla sigaretta, a un capello. Si attaccavano ai collanti, alle resine che usavo, “sporcando” la superficie.
E ho sentito che quelle non erano “sporcature” ma verità; in un certo modo, mettevano in risalto il processo pittorico. Tutto ciò che finiva dentro il lavoro, poteva essere pittura: l’impronta di un dito, un segno sbagliato. Si era venuto a creare un nuovo rapporto con l’opera; ogni piano pittorico diventava importante all’interno dell’opera stessa.