l loco e ’l tempo e ’l seme
Di lor semenza e di lor nascimenti
(Dante)
ri-NASCIMENTO nasce dalla riflessione sulla parola arcaica nascimento intesa come nascita che si innesta nello spirito del nostro tempo.
La scelta di proporla in Toscana – luogo che ha visto la fioritura del Rinascimento, non è casuale. La posizione e le tensioni dell’uomo sono completamente mutati, ma resta intatta la ricerca di nuova linfa e di nuove visioni per un concreto cambiamento.
Nove sono gli artisti italiani invitati: Bertozzi & Casoni, Elena Bellantoni, Chiara Bettazzi, Bianco-Valente, Serena Fineschi, Antonio Fiorentino, Cristina Gozzini, Silvia Listorti Nazzarena Poli Maramotti.
Ognuno di loro prende la parola e si misura sulla necessità di un rinnovamento dello sguardo, di una “rifioritura” di pensiero, dopo un periodo di disorientamento, disordine e buio da cui ripartire per la costruzione di diversi equilibri.
Accade ripensando la relazione con gli oggetti del nostro quotidiano, con la natura e il paesaggio circostante fino a giungere ai rapporti umani: nascono di conseguenza anche nuovi vocabolari formali che danno vita alle loro opere.
Non si tratta solo di ecosofia come abbattimento della dicotomia tra natura e cultura, ma della costruzione di uno sguardo e di un sentire che cercano una nuova origine.
Un ri-NASCIMENTO capace di restituire un senso di illimité, puro, pieno di meraviglia che spesso assume risvolti spirituali.
Gli artisti si interrogano su come l’arte possa contribuire a ridefinire i limiti e a disegnare diverse potenzialità dell’uomo rispetto al contesto in cui si muove, a come si possano stimolare approcci alternativi verso ciò che ci circonda alla ricerca di equilibri differenti.
È un rimettere in ordine.
Arriviamo all’oggi con percezioni e memorie sature di “oggetti” – siano inanimati siano viventi – perché come tali li trattiamo: un bagaglio ingombrante, fortificato da un linguaggio funzionale, che contribuisce a destrutturare la nostra identità e a precludere un futuro possibile. Le accumulazioni mnemoniche fatte di esperienza possono però diventare altro trasformando quello che possiamo chiamare “mortiferi resti” in nuove architetture della mente in cui il ciclo di vita e morte inevitabilmente si abbracciano senza soluzione di continuità e diventano medicina dell’esistenza.
Recuperare cioè uno stato di verginità sensibile che consente di immergersi nelle vibrazioni di un’energia vitale sviluppando nuove attitudini verso il mondo che ci comprende, per l’accrescimento di una conoscenza unificante.
Tutte le opere in mostra tendono a muovere e a ridefinire quell’ energia che dal paesaggio transita al corpo e dal corpo alla natura e viceversa fino a toccare gli oggetti che ci circondano in un influenzamento reciproco.
Il corpo, con le sue sinestesie, diventa coscienza anche attraverso i sentieri dell’immaginazione; diventa cassa di risonanza, pertugio di entrata e di reimmissione in circolo di quel potere vitale di cui siamo parte.
Allora siamo albero con le nostre vene / linfa in tensione verso l’alto, siamo terra e acqua nel nostro contatto con Gea, diventiamo paesaggio e, come in uno spartito sonoro, parte di un processo di metamorfosi universale e unificante in un continuo rispecchiamento gli uni nell’altro. Possiamo mutuare dalla natura un modello di connessioni rizomatiche, fuori da qualsiasi gerarchia di potere, riscrivendo racconti di relazione con esiti aperti e inaspettati nel rapporto con l’altro da sé.
Tutto questo porta e solidifica esperienze autentiche, primo motore verso il cambiamento.
Le opere in mostra sono perciò un’orchestrazione di attitudini e di ricerche artistiche che si incontrano, si connettono e dialogano in modo fluido e aperto, convergendo su un elemento comune: la necessità di un ri-NASCIMENTO.
Opere e artisti
Il processo di identificazione con materiali naturali recuperati durante le sue “passeggiate immersive” nella terra natale (le sabbie nere in particolare) caratterizza la ricerca di Antonio Fiorentino. Negli ultimi due anni, anche grazie allo spostamento dello studio in piena campagna pavese, prendono vita con questi materiali opere definibili come nuove anatomie dell’uomo/albero. Nelle due sculture Untitled in mostra la sua ricerca formale amalgama elementi della natura con forme umane pensate come figure mitologiche primordiali: la mitologia in tal senso apre molte corrispondenze elettive tra alberi e dei. La carne fatta di terre, sabbia e ossidi diventa corteccia che si protende dalle radici del terreno verso l’alto in una scala simile a quella umana. Non è un caso che l’albero rappresenti la vita del cosmo, la crescita, la generazione e la rigenerazione diventando il centro del mondo.
Le opere di Nazzarena Poli Maramotti nascono da un’apparente indistinta tensione a perdersi nel paesaggio in cui elementi come acqua. luce, terra solidificano e amalgamano stati d’animo. L’immagine, apparentemente indistinta nei suoi lavori, si struttura per sovrapposizioni e in amalgami di pigmenti in tutte le temperature del sentimento della natura. Un sentimento spontaneo, originario che il gesto pittorico accompagna sulla tela (La Metamorfosii III), sulla carta (Sciogliersi) e, recentemente, nella ceramica (Uomo con la barba). Con quest’ultimo medium l’artista ha sperimentato un processo pittorico nella terza dimensione, manipolando e mescolando i colori con acqua e cristallina per poi intervenire sugli impasti argillosi come lavorasse a un acquarello. Il punto di partenza dei suoi dipinti è spesso il ritratto che pian piano si fa natura generando identità formali inaspettate in cui l’idea di metamorfosi, per fusione e traslazione, si fondono.
Serena Fineschi crea nuovi orizzonti mentali partendo da sovvertimenti dello sguardo.
Una sottile linea dell’orizzonte creata con matite colorate sul muro cattura la luce in ogni momento della giornata sfondando il concetto di limite dello sguardo: le radiazioni riflesse creano in modo fluido impasti cromatici tra cielo e terra. La luce, vibrando sul colore, emette onde sonore che rompono la rigidità lineare della composizione.Un omaggio all’ immaginazione. Lo sguardo sorvola la terra e sfiora carte sovrapposte appoggiate a terra da cui emergono frammenti di pietra serena. Un lavoro di scavo all’interno delle immagini patinate di paesaggi e mappe. Il supporto in carta emula la crosta terrestre e assume un ruolo importante al pari dell’immagine. L’invito a uno sguardo che conduca nella profondità del potere immaginativo: il ritrovamento possibile di un paesaggio sommerso rispetto a quello che ci è imposto di vedere.