Fragilità è una delle parole chiave della poetica di Sandra Tomboloni (Pelago,1961), tra gli artisti più radicali e interessanti della sua generazione. In un mondo in cui la parola d’ordine è forza, l’artista mette per prima la fragilità, la debolezza. Nella vita dimostrare debolezza è quasi un tabù ma Sandra Tomboloni è un’outsider anche in questo, come ha sempre dimostrato nel suo lavoro, coerente con le sue idee e il suo mondo. L’aver utilizzato già dagli esordi un materiale come il pongo ha rischiato di far etichettare il suo lavoro come qualcosa legato al mondo infantile, ma forse è quel materiale che più di tutti incarna l’idea di precarietà, di qualcosa in continuo divenire e al quale torna sempre, nonostante l’uso e la sperimentazione di altri materiali come la ceramica, la stoffa, la cera e persino, come in alcune ultimissime opere il bronzo, accanto, come sempre, al disegno. I temi che tratta l’artista fiorentina sono in realtà attuali e drammatici come la diversità, l’accoglienza, la casa, lo scarto, il rispetto per l’ambiente, lo stare insieme. Tutti siamo alla ricerca di un posto, un posto dove stare, ma il posto c’è per tutti. E Sandra Tomboloni il posto speciale lo lascia sempre a disposizione degli ultimi, degli scartati che in questo caso sono gli animali – esseri viventi non umani – da sempre sfruttati dall’uomo. Ecco infatti che oggi, con La fragilità degli ospiti, l’artista fa il punto su un tema a lei caro: la specie animale è un soggetto da sempre presente nel suo lavoro come nell’installazione Le Maialine del 2001, opera esposta al Centro Pecci in occasione di Continuità: arte in Toscana 1990-2000 e collezionismo del contemporaneo in Toscana, a cura di Jean-Christophe Ammann ma anche nella Storia di un pulcino o due, una serie di pannelli autobiografici del 1997. Nei grandi pannelli monocromi de La fragilità degli ospiti, i protagonisti sono loro: il cane, il gatto, la scimmia e il maiale, realizzati tutti con colori primari. Il pongo permette di usare il colore puro, di non mischiare, ma di usare direttamente la materia-colore. Disubbidire al padre è un dittico nero con un chiaro riferimento alla fedeltà del cane, mentre il dittico azzurro, Intelligenza primaria, è dedicato all’astuzia del gatto; un grande pannello rosso è dedicato alla scimmia e si intitola Involuzione del primato, mentre la coppia di bassorilievi bianchi, Purezza, sono popolati da figure con il corpo umano e la testa di maiale. Tutti questi bassorilievi sono una specie di bestiario con figure che hanno il corpo umano e la testa di animale e vogliono dimostrare la superiorità dell’animale rispetto all’uomo, secondo l’artista. “È nella testa che gli animali sono più evoluti”, ci spiega con convinzione Sandra Tomboloni. “L’essere umano consuma e distrugge, sfrutta i suoi simili e le altre specie: gli animali in questa catena sono gli esseri più fragili e i più sfruttati, per il sollazzo e la sopravvivenza arrogante dell’uomo”. Non a caso l’artista usa la parola Purezza proprio per il maiale, carne da macello e animale considerato impuro da molte religioni. Qui, invece, conquista la scena principale in un bassorilievo bianco candido, che evoca in qualche modo la preziosità del marmo. Si ritrovano invece diverse raffigurazioni di animali nei due pannelli, caratterizzati da grandi cornici “barocche”, Carne della tua carne. Si tratta di due bassorilievi monocromi, uno bianco e uno nero, in cui i protagonisti sono maiali, gatti, conigli e cavalli. Sia la parte centrale che le cornici laterali hanno la stessa importanza e sono realizzate con lo stesso materiale, anzi è quasi la cornice a diventare protagonista. Il pongo uniforma, e nella visione dell’artista siamo fatti tutti della stessa sostanza, siamo tutti uguali, protagonisti e comprimari, parte centrale e contorno, tutti necessari e tutti bisognosi di cura e attenzione.
Particolare da La danza degli animali danzanti, 2020, cera La cornice poi diventa così alta da dare l’impressione che queste opere siano delle scatole, e qui ci tornano in mente molti lavori di Sandra Tomboloni in cui, nella sua ricerca, ha creato rifugi e ripari per i suoi delicati protagonisti. Questo suo insistere su materiali fragili e deperibili, (ma poi fin quanto, non di più di tante altre opere di arte contemporanea) sembra sia un modo da parte di Sandra Tomboloni per metterci alla prova, per farci prendere cura di qualcosa di delicato.