L’invenzione del corpo si svolge come una sequenza di domande aperte sulla percezione della figura umana: cosa succede all’immagine del corpo e alle sue estensioni sensoriali quando la figurazione agisce in luogo dell’esperienza diretta? Come si trasformano le esperienze sensoriali attraverso il lavoro della memoria? Che forma acquisisce l’aspetto fisico, nostro e degli altri, quando viene visualizzato con gli occhi della mente?
Il lavoro compiuto dalla memoria, dalla sua capacità immaginativa, somiglia a quello di un cercatore senza mappa, un lavoro in cui l’atto del trovare corrisponde a un’invenzione (la cui origine latina, ‘invenire’, vuol dire, appunto, ‘trovare).
Osservato attraverso lo sguardo degli artisti, questo processo generativo aumenta le ramificazioni, moltiplica le interpretazioni e assume quasi la statura di una cosmogonia in cui il corpo finalmente trovato è fatto di argilla, di stoffa e di vetro, e si manifesta in forme inedite e vertiginosamente familiari.
L’invenzione del corpo coinvolge quattro artisti, con lavori in parte realizzati per l’occasione, in parte mai esposti in Italia, la cui poetica si muove lungo questa ricerca di restituzione, mentale e sensoriale, sperimentando la forma e il suo intorno, il materiale nella sua epifania e nella storia delle sue metamorfosi.
Biografie artisti
Vincenzo Cabiati (1954) si forma nello studio del padre Achille, pittore che dagli anni quaranta ha aderito al realismo. Alla fine degli anni Ottanta si trasferisce a Milano dove presso la galleria Giò Marconi allestisce la sua mostra personale Femminea e frequenta il gruppo autogestito di artisti di Via Lazzaro Palazzi.
Ha esposto in spazi museali, istituzioni e gallerie come AF arte contemporanea, Bologna, MASI, Lugano, Assab One, Milano, Spazio-1, Lugano, Folini Arte Contemporanea, Chiasso, Villa Pennone, Savona, Emilio Mazzoli, Modena, Galleria Continua, San Gimignano, Via Farini, Milano, FRAC – La Cittadelle Corte, Corsica, Museo Cantonale d’Arte, Lugano, Villa delle Rose, Bologna, Museo Internazionale design di ceramica, Laveno Mombello.
Daniela De Lorenzo (Firenze, 1959) dalla metà degli anni ‘80 affianca per alcuni anni le ricerche degli artisti Antonio Catelani e Carlo Guaita, con i quali instaura un rapporto di stretta condivisione nei modi di intendere la pratica artistica, insieme hanno esposto in Musei italiani e stranieri.
Dopo la partecipazione alla XLIII Biennale di Venezia, inizia un percorso di ricerca che si pone ai margini della scultura, volta ad un’analisi temporale ed identitaria orientata verso territori in cui l’apporto di discipline come la fotografia prima ed il video e la performance dopo, generano tangenze e sovrapposizioni di linguaggi che le permettono di analizzare gli aspetti mutevoli